Isolino Virginia

Un breve tragitto in traghetto dalla sponda occidentale del lago di Varese conduce, in meno di dieci minuti, all’Isolino Virginia, un piccolo isolotto di quasi un ettaro, situato a poche decine di metri dalla riva.

La prima impressione è quella di trovarsi immersi in una natura ricca e varia, tra salici, querce, ontani neri, ninfee, pungitopo e alcune specie più rare come il cipresso calvo delle paludi. Un angolo verde di grande fascino, abitato da numerose specie animali.

Conosciuto fin dal XIV secolo con il nome di San Biagio per la presenza di una chiesa dedicata al santo, l’isolino fu acquistato nel 1822 dal duca Pompeo Litta, che lo intitolò alla moglie Camilla. Passò poi ad Andrea Ponti, che lo dedicò a sua moglie Virginia: nome che è rimasto fino a oggi.

Nel 1860, l’abate Stoppani scoprì qui un insediamento preistorico risalente al 5300 a.C., rendendo l’isola uno dei siti neolitici più importanti d’Europa. Gli scavi hanno restituito reperti come strumenti in quarzo, cuspidi di frecce, vasi in terracotta e asce in pietra verde.

Nel 1962 l’isola fu donata al Comune di Varese, che tuttora la gestisce. Un tempo l’area emersa era più ampia, e molte zone oggi sommerse erano abitabili. I popoli che si sono succeduti nel tempo costruivano palafitte sovrapposte, creando quella che gli archeologi chiamano “stratigrafia verticale”, utile a ricostruire le abitudini delle antiche comunità.

L’Isolino Virginia è considerato il più importante sito palafitticolo dell’arco alpino, ed è inserito tra i beni patrimonio dell’umanità UNESCO. Merita sicuramente una visita il museo preistorico, dove si possono osservare resti di abitazioni neolitiche e una ricostruzione di una palafitta, utile a comprendere come vivevano i nostri antenati.

Una visita all’isolino è anche un’occasione per lasciarsi alle spalle la frenesia quotidiana e immergersi in un paesaggio che unisce natura e memoria.  

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