Cenni storici
Il Sacro Monte di Varallo fu realizzato alla fine del XV secolo dal frate francescano Bernardino Caimi, che era stato custode del Santo Sepolcro a Gerusalemme, che volle riprodurre nel ducato di Milano, sua terra di origine, i luoghi santi della Palestina, testimoni della vita terrena di Cristo.
Con l’appoggio e il sostegno economico degli abitanti di Varallo furono edificati luoghi semplici al cui interno vennero posti dipinto o sculture colorate per narrare la storia di Gesù. Sulla porta della prima cappella edificata, che riproduce il santo Sepolcro di Gerusalemme, è spiegata la ragione del progetto: consentire di vedere i luoghi sacri di Gerusalemme a chi non poteva andarvi in pellegrinaggio.
All’inizio del Cinquecento, grazie all’opera di Gaudenzio Ferrari, pittore, scultore e architetto, le scene sacre acquistarono maggiore importanza e il Sacro Monte assunse l’aspetto finale. Gaudenzio ha popolato le scene di personaggi realistici, presi dalla vita di tutti i giorni, mamme, bambini, animali domestici, il montanaro delle valli con il gozzo. Ne ha riprodotto non solo l’aspetto fisico, ma anche l’umanità, i sentimenti: il dolore degli angeli in cielo per la morte di Cristo, lo svenimento della Madonna, lo stupore dei Magi quando vedono la cometa in cielo.
Nel 1565-1572 il complesso viene ridisegnato dall’architetto perugino Galeazzo Alessi che nel suo progetto , denominato Libro dei Misteri, consultabile in originale presso la Biblioteca Civica di Varallo, voluto e finanziato dal finanziere milanese Giacomo d’Adda, lo arricchì di meraviglie e artifici vicini al gusto decorativo delle ville contemporanee, con giochi d’acqua, fontane, siepi e giardini all’italiana. Il Sacro Monte fu da lui progettato in tre aree: la zona a giardino, l’area urbana sulla sommità e la zona boschiva, con le cappelle seminterrate del Limbo, del Purgatorio e dell’Inferno, quest’ultima realizzata solo in parte.
A partire dal 1593 Carlo Bascapè, vescovo di Novara, trasformò il complesso in un grande catechismo illustrato per narrare ai fedeli, in modo chiaro e comunicativo, la storia della vita di Cristo, raccogliendo le indicazioni di san Carlo Borromeo e del Concilio di Trento. E’ a questa fase del Sacro Monte di Varallo, a cui lavorarono importanti artisti come i Fiammenghini, Morazzone, Tanzio da Varallo e suo fratello Giovanni, Gianoli, Dionigi Bussola, che si ispirarono gli altri Sacri Monti costruiti dopo il Concilio di Trento: da Orta a Crea, Varese, Oropa, Ossuccio.