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LAINO BORGO - SANTUARIO DI SANTA MARIA DELLO SPASIMO O DELLE CAPPELLE

Situato in una soleggiata località in collina, il Santuario dedicato alla Madonna dello Spasimo, e comunemente detto delle Cappelle, è immerso nella natura e dotato di ampi spazi che favoriscono la riflessione e la preghiera, nonchè momenti di serenità a diretto contatto con la natura.
La terza domenica di Settembre si rinnova la tradizionale festa in onore della Addolorata e si preparano i "cinti" votivi (vedi foto nella gallery) che aggiungono una nota di folclore e colore  alla processione . 

 

Storia

Domenico Longo e la” Gerusalemme” di Laino Borgo nel cuore del Parco Nazionale del Pollino

 

Il Santuario in onore di Santa Maria dello Spasimo è da sempre conosciuto con il nome di Santuario delle Cappelle per la presenza di 16 cappelline, piccoli edifici di struttura semplice, costruite e decorate in diverse fasi a partire dal 1557, anno in cui il devoto lainese Domenico Longo inizia la costruzione delle edicole in un terreno di sua proprietà, come risulta da una pergamena inserita in una platea del 1891 dal sacerdote e storico lainese Giuseppe Gioia.  

 

Il fondatore.

Domenico Longo nacque a Laino Borgo nel 1524: uomo del popolo e di fede profonda, si formò, spiritualmente, presso i colti frati domenicani del monastero fondato a Laino nel 1540, divenuto poi presidio francese negli anni 1806-1807,  e successivamente assegnato alla Mensa Vescovile di Cassano allo Jonio. 

Ed è in veste di frate elemosiniere che partì, pellegrino, da Laino il 20 febbraio del 1556; entrò nella città santa il 16 settembre, dopo ben sette mesi di faticoso viaggio, e ne uscì il 27 dello stesso mese.

Visitò Gerusalemme e anche Betlemme, come ricorda Gioia, in solo undici giorni e il 18 febbraio del 1557 rientrò in patria portando con sè “molte cose et petre” come ha annotato nel suo diario: pensiamo alla pietra dell’unzione o alla pietra inserita nella buca della croce, che, purtroppo, non ho visto al suo posto già da qualche tempo.

Portò anche altre pietre di diverse dimensioni con le quali, una volta ritornato a Laino, adornò una Croce in legno che donò alla Chiesa Matrice di Santo Spirito, ma di questo suo dono si sono perse le tracce. Anche la composizione della Croce è descritta dettagliatamente nella platea che riporta testualmente alcune pagine del suo diario scritto in volgare lainese. 

E, sicuramente, il nostro pellegrino si riferisce anche ai disegni dei principali edifici lì presenti e da lui visitati, disegni indispensabili per realizzare il suo progetto.

Morì a Laino il 31 Gennaio del 1606.

 

Sempre l’Abate Gioia, in un opuscolo dato alle stampe nel 1892 e distribuito ai fedeli lainesi del suo tempo, così scrive di Domenico Longo:

“Con suo testamento lasciò alla chiesa parrocchiale di S. Spirito la piccola compresa, dove nella pace del suo tugurio aveva santamente menato i giorni suoi, raccomandando al Cappellano  Curato della Matrice  (a quei dì Don Marcantonio Longo) et alli Cappellani successori i pegni della sua divozione e pregando il Reverendo Clero di Santo Spirito a voler annualmente celebrarvi, a Settembre, una Santa Messa cantata e con assistenti in onore e gloria della SS.ma Vergine Addolorata.” 

A questo punto è opportuno fare una riflessione sul significato dei termini pellegrino e pellegrinaggio ed al tempo stesso soffermarci sulla realtà storica del XVI secolo.

Il termine pellegrino, dal latino peregrinus (per- ager, campo), ha assunto nel tempo vari significati: da straniero, cioè colui che non viveva in città, e quindi i trovava in una situazione di civilizzazione ridotta, a errante, a persona estranea ad un luogo o a un semplice viaggiatore.

Oggi, con questo termine non indichiamo più chi è straniero, ma chi si fa tale, cioè straniero e si mette in viaggio per incontrare il sacro, ed è disposto ad affrontare tutti i disagi e i rischi propri di un viaggio, in vista di vantaggi spirituali.

Così inteso il pellegrinaggio è stato ed è un fenomeno comune a tutte le religioni e la Terrasanta è da sempre meta desiderata dai fedeli perché legata alla vita terrena di Gesù.  Gerusalemme, in particolare, divenne subito la “civitas sancta” per antonomasia, perché punto d’incontro di tutte le confessioni cristiane: cattolica, ortodossa e protestante.

Ma, tra il XV e il XVI secolo, a causa dell’espansione dell’Impero Ottomano nel Mediterraneo e nel Vicino Oriente, compresa la Terrasanta, i pellegrinaggi subirono un decisivo calo, e inoltre, a causa dei costi elevati, il viaggio in Terrasanta non era alla portata di tutti.

Ed ecco il desiderio del nostro pio ideatore: consentire a tutti i credenti di compiere un “pellegrinaggio sostitutivo” in un luogo più accessibile della Terra Santa del XVI secolo, di farsi un’idea dei principali luoghi sacri di Gerusalemme, luoghi della Passione e della Morte di Gesù Cristo e anche di lucrare le rispettive indulgenze.

Il nostro devoto fu molto scrupoloso e attento non solo nella collocazione topografica delle cappelline, ma anche nella scelta del luogo dove costruirle e ritenne funzionale allo scopo un’altura rocciosa che si ergeva al centro del suo podere.

Di certo nella sua mente vedeva già il progetto finito tanto da chiedere aiuto economico ai devoti, come si legge su una parete della cappellina di S. Maria dello Spasimo:” Devoti di Maria Addolorata fate una grata Elemosina in agomento di questi santi Luoghi”.

Ed è lo stesso desiderio che spinse altri due frati minori osservanti, Fra Bernardino Caimi e fra Tommaso da Firenze a dare vita a due nuove “Gerusalemme” come luoghi di pellegrinaggio sostitutivo, una a Varallo in Piemonte, e l’altra a San Vivaldo in Toscana, come cita il Gensini in un suo scritto specifico sul pellegrinaggio sostitutivo “La Gerusalemme “di San Vivaldo.

Sempre nel Cinquecento, un altro calabrese di San Fili, Aquilante Rocchetta, si recò in Palestina e come testimonianza del viaggio ha lasciato un dettagliato diario proprio per favorire una esatta conoscenza di quei santi luoghi. 

E, a dimostrazione della minuziosità dei suoi appunti, riporto le parole con cui descrive la cappella dell’Ascensione perché ci aiutano a capire anche  il perché, nella nostra cappellina,  c’è una sola impronta del piede di Gesù.

Dice:” Entrati dunque c ingenocchiammo tutti nel mezzo di detta Cappella, dove una pedata di Nostro Signore perché l’altra l’hanno di là cavato i Turchi, e posta dentro il tempio di Salomone.”

Ed ancora l’Abate Gioia in un suo manoscritto, riguardo all’opera di Domenico Longo così scrive:

 “E’ un grande esempio di credenza operativa dappoichè egli non solo ebbe il coraggio di affrontare spese e disagi per appagare i moti pietosi del suo cuore, ma volle scrivere il suo itinerario e gittare sulla terra natale le fondamenta di un santuario, che in fino le proporzioni rappresentasse quei santi luoghi da lui visitati e che furono testimoni indi della vita e dei patimenti del divino redentore.

Ad un miglio dalle patrie mura, possedendo egli un campicello, qui volle restare a’ posteri i testimoni del suo pellegrinaggio. Quel sito eminentemente poetico dovette troppo parlare alla sua fantasia, a cui noi siamo debitori di un preziosissimo ricordo. Nessun comune in Italia possiede un santuario di simil genere che dedicato fosse alla Madre dell’Uomo-Dio”.

 

Il complesso devozionale, che il compianto prof. Giuseppe Roma, studioso dei Sacri Monti nei suoi scritti ha definito “La Gerusalemme di Laino Borgo” unico esempio non solo in Calabria, ma in tutta l’Italia centro-meridionale, prende il nome proprio dalla cappellina in onore di S. Maria dello Spasimo, che nel XIX secolo è stata incorporata nel Santuario quasi a formarne l’altare maggiore.

Le prime cinque cappelline edificate direttamente dal Longo nel 1557 sono quelle dedicate: al S. Sepolcro, alla Natività a Betlemme, alla Buca della Croce sul Calvario, alla Pietra dell’Unzione e all’Ascensione di Gesù.

E a seguire, nel 1595 e nel 1598 rispettivamente quella della sepoltura di Maria SS.ma e quella di S. Maria dello Spasimo.

Nell’ubicazione delle cappelline, Domenico Longo ha voluto dare al visitatore oltre ad una visione la più fedele possibile ai luoghi santi da lui visitati, anche spunti di riflessione spirituale: pensiamo alla cappellina della natività   che viene subito dopo quella della buca della croce a significare il mistero pasquale morte/ rinascita, risurrezione, mistero/fondamento della dottrina cristiana.

Ed ancora, per arrivare alla Buca della Croce, troviamo dei gradini, proprio a rappresentare la fatica, anche fisica, della Via dolorosa per arrivare al Calvario, il luogo della Crocifissione.

Pensiamo infine alla collocazione della Cappellina dell’Ascensione che si erge solitaria sopra una collinetta, mentre quella del Sepolcro di Cristo resta nella parte bassa, al fine di rendere meglio il senso dell’ascesa.

Nel corso dei secoli XVII e XVIII sono stati realizzati vari lavori di ampliamento e di restauro come si evince anche dalle scritte all’interno delle cappelle stesse.

Andando più nei dettagli, nel 1751 i lavori interessarono l’edicola dedicata alla Buca della Croce, nel 1752 tutte quelle edificate direttamente dal fondatore; le stesse poi, insieme a quella dedicata a Gesù che prega nell’orto del Getsemani, furono ritoccate, nella fabbrica e nelle pitture, di nuovo nel 1788, su committenza di Caterina Perrone, nostra conterranea.

Tra il 1820 e il 1822 altri lavori di restauro furono fatti eseguire dall’arciprete Giuseppe Donato; a seguire, nel 1890, per arrivare a quelli realizzati a seguito del sisma del 1982.  Nel 1995 infine, i lavori interessarono anche l’area esterna al Santuario.   

Nel 2019, grazie alla sapiente opera di recupero e di restauro del professor Lorenzo Casamenti dell’Università di Firenze, è stata scritta un’altra importante pagina nel libro della storia del nostro Santuario.

A completamento di questa ricostruzione storica, entriamo ora nella Chiesa dedicata alla Madonna dello Spasimo.

Nel 1857 il Clero della parrocchia di Santo Spirito diede inizio alla sua costruzione; nel 1888 il sacerdote Giuseppe Gioia fece dei miglioramenti ed alcune riparazioni: la piccola spianata dietro la chiesa e la strada di circonvallazione intorno al Santuario stesso.

La planimetria della costruzione è a unica navata, di forma rettangolare, priva di transetto e di coro.

Le opere pittoriche sono attribuite ad autori diversi e furono realizzate anche in epoche diverse.

Gli affreschi restaurati o eseguiti ex novo nel 1780 sono attribuiti al pittore Genesio Galtieri da Mormanno, della scuola di Angelo Galtieri che operò in Calabria e in Basilicata in quel periodo.

Il patrimonio storico-artistico è composto da Statua dell’Addolorata (l’originale è stata trafugata nel settembre del 2010), Tre campane di cui una del 1860 e le altre del 1879, e una Tela della SS.ma Trinità di Raffaele Aloisio (1815-1890).

Una elegante cancellata in ferro battuto separa l’edicola della Madonna dello Spasimo dal resto della navata; fu realizzata nel 1879 da Battista Lauria, abile artigiano lainese.

Un’acquasantiera da muro in pietra con vasca incavata: al centro, in bassorilievo, è raffigurato un cuore fiammeggiante trafitto da Sette spade  come i sette Dolori di Maria SS.ma, risale al 1882 ed è opera di Angelo Raffaele Mazzei.

Il dipinto del controsoffitto, un grande ovale raffigurante il Trasporto del Cristo Morto, è opera datata 1901 e firmata dall’artista Giuseppe Antonio Stabile da Laino Borgo (1870-1910).

Il moderno altare ligneo custodisce un dolcissimo Bambinello realizzato con cedro del libano, dono di Padre Carlo Cecchitelli, custode e Commissario Generale di Terra Santa, in occasione della sua visita al nostro Santuario nel 1992.

Sempre all’interno, sulla parete d’ingresso vi è una Cantorìa che poggia su due colonne.

La copertura dell’edificio è a capanna, sorretta da un tetto a capriate lignee ed è nascosta dal controsoffitto  dipinto.

Ricordiamo, infine, che era parte integrante del Santuario anche una casa del pellegrino o ospizio, come segnalato dal nostro concittadino Amato Campolongo, anche lui studioso del nostro territorio, in un articolo pubblicato su Tribuna- Sud nel 1997.

Egli, ricordando Domenico Longo, lo definisce il pellegrino per antonomasia e, come tale, nel costruire le cappelline pensò anche ad una casa per accogliere i pellegrini di passaggio. Di una casa sono infatti i pochi ruderi nascosti tutt’oggi da una fitta vegetazione su un piccolo promontorio di fronte al Santuario.

Dice ancora che negli anni trenta -quaranta la casa, anche se già priva di porte e di finestre, essendo ben coperta, era riparo sicuro in caso di pioggia nel giorno della festa e anche il fuochista aveva un posto idoneo dove riporre il sacco con i mortaretti. 

E’ bene ricordare anche che dall’anno 2010, con decreto n. 44 del 5 marzo, a firma di Monsignor Vincenzo Bertolone della Curia Vescovile di Cassano all’Jonio, è Santuario Diocesano col titolo di “Madonna dello Spasimo e del Sacro Monte delle Cappelle” e tra le motivazioni leggiamo testualmente:

“Tale luogo, nel territorio della Parrocchia “Spirito Santo”in Laino Borgo, è da diversi secoli meta ininterrotta di pellegrinaggio e sorgente di profondo rinnovamento spirituale”.

Ancora oggi, infatti, è meta di quanti vogliono ripercorrere il pellegrinaggio sostitutivo così come lo pensò il primo pellegrino lainese nel XVI secolo o semplicemente desiderano trascorrere una serena giornata in questo ameno luogo, ricco di tanti spunti per intime riflessioni.

Mi fa piacere concludere con le parole del professore Roma in: “La Gerusalemme di Laino Borgo”.

“Il ricordo che rimane, dopo aver visitato il complesso devozionale, è la sensazione di un Luogo carico di atmosfere e significati profondi, dove lo spazio angusto delle cappelle obbliga i visitatori a entrare singolarmente all’interno di esse e restare soli con se stessi davanti al mistero …” 

Laino Borgo 14.12.2019 

(testo a cura della Prof.ssa Teresa Barletta)

 


Il Parco Nazionale del Pollino

Il Parco Nazionale del Pollino è la più grande area protetta di nuova istituzione in Italia. Tra le vette del Dolcedorme e di Cozzo del Pellegrino e gli orizzonti che si disegnano sulle acque del Tirreno e dello Jonio, lungo il massiccio montuoso calabro-lucano del Pollino e dell'Orsomarso, la Natura e l'Uomo intrecciano millenari rapporti che il Parco Nazionale del Pollino. Istituito nel 1993, conserva e tutela sotto il suo emblema, il pino loricato. L'intera zona, sottoposta a speciale tutela, ai sensi della Legge quadro n.394/1991 sulle aree protette, e ha vette tra le più alte del Mezzogiorno d'Italia, coperte di neve per ampi periodi dell'anno. Dalle sue cime, oltre i 2200 metri di altitudine sul livello del mare, si colgono, ad occhio nudo, ad ovest le coste tirreniche di Maratea, di Praia a Mare, di Belvedere Marittimo e ad est il litorale ionico da Sibari a Metaponto.

Nel settembre 2015 il Parco è entrato a far parte della rete Europea e Globale dei Geoparchi, riconosciuta quale programma ufficiale dell’Unesco: “Programma Internazionale delle Geoscienze” , pertanto ad oggi tutto il territorio del Parco può fregiarsi del riconoscimento di Pollino Geoparco Mondiale UNESCO

http://parcopollino.gov.it/it/

(articolo a cura  del dr geol Luigi Bloise)


 
 

 

Contatti

Santuario di Santa Maria dello Spasimo o delle Cappelle - Parrocchia di Santo Spirito di Laino Borgo nella Diocesi di Cassano allo Ionio (Cs). Rettore del Sacro Monte: Don Roberto Romoli; Responsabile Accoglienza: Padre Franco Granata

Tel: Rettore: +39 339 4639785; Responsabile Accoglienza:+39 339 4639785 E-mail: donrobertoromoli@gmail.com


Archeo Geo Pollino - Trekking (Associazione)

Piazza Navarro n. 16 , 87014 Laino Borgo

Tel: +39 3476352170 E-mail: archeo.geo.pollino@gmail.com


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